giovedì 29 marzo 2018

Polvere e Pioggia




Immagino il pulviscolo fluttuare nell'aria
arrivare in alto
a lambire gli indefiniti confini di una nuvola
immagino un singolo granello di polvere arrivare li su
inebriato dall'altezza
impaurito dal vento
cullato dalle vertigini
eppure sereno
calmo
riflessivo
stupefatto da tutto il mondo sotto di lui
così grande quando si perdeva tra il respiro delle persone
così insignificante adesso che tutto è lontano
quasi surreale
decisamente inoffensivo

e poi un senso di libertà
misto alla consapevolezza di essere più di semplice polvere
chissà a quale montagna è appartenuto
su quale viso si è posato
lui unico ed eterno
piccolo ed immenso nel suo legame col mondo
col tempo che non potrà distruggerlo
...forse cambiarlo
chissà

la consapevolezza lo rende spavaldo
e triste
e solo
un dio che gli non sembra adesso così diverso da lui stesso
se ne sta oltre quella nuvola senza rivolgergli una sola parola
in disparte

la notte lo accoglie
il vento lo sostiene
gli sembra di risentire una vecchia melodia
qualcosa che si porta dentro
ascoltata sopra un pianoforte molti anni fa
crede di poter piangere
sente l'umidità avvolgerlo
sente se stesso cambiare

è stata la tristezza?
I ricordi di quella canzone?
O forse è solamente cambiato come natura ha voluto che cambiasse?
Mentre precipita verso un mondo ormai estraneo ai suoi desideri
osserva la sua nuova forma
contempla la natura della suo cambiamento
seppur mantenendo lo stesso cuore
non è più polvere ma pioggia il suo nome
è pesante adesso
è consistente come se tutti i suoi ricordi avessero preso vita
divenendo corpo e massa e presenza e capacità di toccare ed essere toccati

ciò che provava, ciò che prova
lo rende vivo
ma ancora solo
in tutto questo suo viaggio lo è sempre stato
ma mai come quando era tra la gente
e mai come adesso che sta per tornarci

cade il mio granello di polvere, cade la mia goccia di pioggia
cadono i miei ricordi fino a bagnare la stoffa della mia giacca
in una eterna solitudine che diventa sopportabile solo quando,
scaldata da sole,
questa stoffa si asciugherà
liberando ancora una volta il prezioso granello
che solo grazie ad un volo inebriante verso se stesso
potrà per un attimo sopportare
il malinconico, umido e divino dono
della solitudine.

martedì 6 marzo 2018

Debolezze

C'è una tazza di cioccolata sulla mia scrivania. E' della cioccolata alla cannella, come piace a me. Mentre immagino la luce di un fuoco che non possiedo e il suono della legna che vi brucerebbe dentro, continuo a cercare le forze per sostenere questo peso che affatica l'anima e che chiude piano piano la porta ad una felicità che per molto tempo ho dato per scontata, ma che adesso fa sentire la sua mancanza. Credevo di potermi bastare, credevo di sapermi amare a sufficienza per sopperire alle mancanze di chiunque avessi scelto per accompagnarmi in questo viaggio, ma forse non è così. Sono solo, di una solitudine alle volte quasi agognata, spesso auspicata, quasi sempre amata, ma adesso che l'ho trovata si pone come una condizione e non più come una scelta...è come voler abbracciare con tutto te stesso la donna che tanto desideri, sdraiato sul divano a guardare un film con lei, ma poi ti accorgi che averla addosso in quel modo non solo è scomodo, ma quasi debilitante. Il braccio si addormenta, i muscoli si indolenziscono e in poco più di dieci minuti ti ritrovi a sperare che si sposti per tornare a riprendere possesso della tua libertà di movimento, ma è troppo tardi, lei si è accomodata e difficilmente andrà via. Mi piacerebbe tornare alle mie convinzioni, abbracciare senza tristezza quella malinconia che mi rendeva riflessivo non negativo, guardarmi allo specchio e amare quel volto soddisfatto e sicuro della forte complessità del suo carattere, ma adesso no. Adesso sono stanco. Adesso avrei bisogno di una carezza, di un sorriso e magari di una voce che dica TI AMO senza doverlo chiedere, avrei bisogno di un pò di musica nella orecchie che mi faccia pensare che andrà tutto bene e che le cose si sistemeranno. Un futuro che ho sempre ignorato adesso gratta sulla porta creando solo fastidio e nessuna aspettativa costruttiva...è solo vuoto, un vuoto nel quale il rumore di cose inutili tende ad amplificarsi ponendo l'accento sul disgusto che comincio inevitabilmente a provare verso la realtà che mi circonda, tutta la realtà. Essere tradito dalle persone è una cosa normale, non serve neanche abituarsi, basta essere onesti e accettare la natura egoista del nostro io per giustificare qualche erroruccio altrui, che poi spesso è lo stesso errore di cui noi stessi ci macchiamo, quindi perchè prendersela? Poi ci sono gli ideali, le idee che tradiscono la nostra fiducia, quelle che pensavamo indistruttibili, senza compromessi, vere nel senso assoluto del termine, quello si che è un brutto tradimento, di quelli che ti mette di fronte non solo alle tue responsabilità, ma anche dinanzi alla tua inesperienza e ingenuità, sono questi quei tradimenti difficili da digerire, che ci rendono coriacei e disillusi, pragmatici e noiosamente adulti...che brutto che è, essere tradito dalle proprie idee. Il problema principale però rimane sempre un altro: qualsiasi sia il tipo di tradimento, avremo sempre la forza di rialzarci se a sostenerci c'è la sicurezza in noi di essere apprezzati, compresi, amati. Credevo bastasse la mia autostima per tenermi in piedi, ma sbagliavo. Fare a meno della necessità di sentirsi amati ci rende più forti, ma meno complessi, meno fantasiosi, meno umanamente e dolcemente passionali. Ho rivalutato la passione nella mia vita, proprio adesso che non ce n'è più. E' questo il tradimento dal quale si fa fatica a rialzarsi, quello dal quale puoi tentare di guarire, ma se ti guardi dentro abbastanza onestamente, troverai sempre una ferita pronta a restituirti indietro qualche fitta ben assestata. Per sempre. Essere traditi da l'unica persona che conta non è una cosa che riesci a superare. Non parlo di tradimenti fisici, di sesso e di interessi privati, parlo di sentirsi negare la posizione che ci era stata promessa nell'anima di chi abbiamo scelto di amare. Quando dai la tua forza per amore del benessere altrui e a un certo punto di accorgi di essere usato, di essere solo un cesto dal quale attingere quando ogni altra risorsa è esaurita, essere tradito dalla persona che ha detto ci sarebbe stata e ora non c'è più, se non per prendere. E' difficilissimo decidere cosa fare, cioè, non è difficile sapere cosa fare, quello è quasi scontato, ma decidere di farlo è dura. Una spina atroce piantata nell'anima, una spina di nome speranza spinta dentro un'arteria tanto a fondo da procurare un dolore insopportabile ma allo stesso tempo voluto. Sai benissimo che se la dovessi estrarre moriresti dissanguato e quindi la lasci li, orrido palliativo di una situazione irreversibile che inevitabilmente porterà sempre allo stesso risultato: ne morirai, prima o poi. Eppure fai fatica a toglierla, fai fatica ad abbandonare la speranza. Ci sono sorrisi che sono semplici atti di gentilezza che nella testa si trasformano in espressioni di un amore nascosto ma ancora vivo, finte carezze di cortesia che vedo diventare sulla mia pelle il tocco delicato di chi diceva ti amo anche al tatto, e poi parole e messaggi scritti e letti con un tono solo immaginato che cerco di decontestualizzare per potergli attribuire un valore nettamente superiore a quello reale. Avrei dedicato la mia vita a quella felicità, ma forse nel mio subconscio o sempre desiderato essere abbandonato in questo modo, la mia intelligenza ha sempre saputo che per dare all'amore che provavo il rango di amore VERO, avrei dovuto perderlo, avrei dovuto guardarlo da una prospettiva estranea alla vita che stavo vivendo, ed eccomi qui. Non saprei più cosa farci con tutto il vuoto che ho ricavato da questa mia lotta contro l'inconsapevolezza, non so davvero dove potrei trovare qualcosa per riempire quello spazio che ho voluto liberare per capire finalmente quanto io fossi capace di comprendere la realtà in cui vivo e l'anima delle persone che ho accanto...ecco, adesso le sto comprendendo e non mi piacciono. Adesso ho molto spazio, e forse sarebbe stato meglio non averlo, forse sarebbe stato meglio accontentarsi dell'imperfezione di un idea terrena piuttosto che arrivare alla fonte di ciò che è per scoprire quanto si possa venire delusi dalla debolezza dei sentimenti di chi bada per lo più alla propria sopravvivenza. Sulla base di questo dovrei pensare che, magari, proprio questo mio percorso sia servito a pormi su un piano di coscienza tale da rendere sufficiente la mia solitudine per essere comunque completo, ma non credo sia così che funzioni, e se nel caso invece, dovesse essere così, vuol dire che non sono evoluto quanto pensavo di essere, ed ho ancora bisogno di qualcos'altro che non riesco a trovare in me stesso. Sto apprezzando la mia debolezza, avrei voluto esporla prima, avrei voluto essere più accessibile per poter essere anche più...umano. Mi piace il pensiero di aver bisogno di un attimo di vulnerabilità nel quale mostrare il fianco ad una persona di cui io mi possa fidare, mi piacerebbe che qualcuno difendesse il mio lato scoperto con la stessa passione con cui difenderebbe la propria vita, mi piacerebbe essere io per una volta a potermi addormentare davanti al fuoco senza dover montare la guardia, si insomma, avrei voglia di condividere il mio cammino con qualcuno che mi dia la possibilità di poter abbassare le difese senza essere colto dall'ansia di essere sopraffatto da qualsiasi cosa. Magari non lo farei mai, abbassare la guardia dico, ma sapere di poterlo fare è diventato il mio chiodo fisso. Non c'è libertà, non c'è forza ne coraggio nel vivere una vita che ti porta ad essere ribelle, forte e coraggioso come "conditio sine qua non" per esser te stesso, non esiste coraggio senza poter provare paura, ne forza senza aver raggiunto lo stremo, ne tanto meno libertà se prima non hai rotto alcuna catena. Dopo essere diventato me stesso, adesso ho bisogno di qualcuno che standomi accanto mi dia modo di provare che ciò che sono diventato è stato un mio merito e non la necessità di un'anima che altrimenti non sarebbe sopravvissuta...vorrei provare ad essere debole, se solo avessi qualcuno che mi amasse a tal punto da accettare questa mia fragilità, ma è questo il punto, se sono debole non servo più alle persone deboli che mi circondano, se sono debole le persone che dicono di avermi amato rivelerebbero per ciò che realmente provano: nulla.