giovedì 3 agosto 2017

La Barca e il Faro

Essere legati, legarsi a qualcuno. E' così che si dice no? Quando tieni a qualcosa, quando sei emotivamente coinvolto e sopratutto quando ti innamori...ti senti legato a qualcuno. Le persone non hanno mai imparato davvero bene a descrivere i propri sentimenti, soprattutto l'amore. O forse la gente in generale sa poco di cosa voglia dire amare sul serio. Il possesso, quello si, quella è una cosa che in molti comprendono perché non implica indipendenza, autonomia, responsabilità e soprattutto sicurezza. Si, il possesso, è questo il vero amore che molti provano, perché il possesso non devi provarlo verso te stesso.
Lasciare la gabbia aperta è l'unico modo per capire se l'uccellino vuole stare li oppure no, ma ci vuole coraggio, ci vuole amore (amor proprio) per lasciare una persona libera di amarti.
Quando sento dire che qualcuno si sente perso senza la sua compagna/o penso sempre che ci sono due modi per non perdersi: rimanere dove siamo, o viaggiare tenendo bene a mente i propri punti di riferimento...personalmente preferisco la seconda.
Ho voglia di perdermi e ritrovarmi, di allontanarmi per guardare da lontano la piccola luce di una faro che mi dica qual'è la direzione di casa, che mi dica che non mi sono perso. Un faro che non serva per rimanere in porto, ma per allontanarmi senza il pericolo di perdermi, è a questo che serve innamorarsi.
L'ancora del passato, così come il binario del futuro, sono solo un altro modo per infondere sicurezza in chi non ne ha e, allo stesso tempo, paura in chi vorrebbe seguire il vento e assaporare la sua vita per poter scegliere a chi donare, non tutto, ma quella parte di se che gli piace di più, perché in fondo non c'è nulla di più bello di donare qualcosa di speciale...ed è proprio questo il punto. Per essere un bel dono bisogna prima essere speciali.

Più ci penso e più penso a quanto sia rassicurante avere un faro che indichi la via di casa e ci faccia stare tranquilli, ma poi mi ricordo che la cosa più importante non è la possibilità di tornare, ma la capacità di andare via. Mi chiedo quindi: potrei mai essere io un faro per qualcuno?
Immagino che amare, prima di tutto se stessi, significa almeno all'inizio CAPIRE. Magari istintivamente, magari comprendere senza nessuna cognizione di causa, ma comunque capire. La cosa principale è capire cosa sei, se un faro o una barca, perché l'uno ha bisogno dell'altra per assaporare a pieno la libertà di essere se stesso e sentirsi per questo speciale in ciò che si ha da offrire e da prendere. Offrire sicurezza a chi vorrebbe dartene è inutile, così come chiedere un avventura a chi invece aspetta di vedersela proporre...abbiamo tutti bisogno di qualcosa di più per essere ciò che siamo ed esserne anche felici. Forse infatti è proprio a questo che serve innamorarsi: per essere finalmente soddisfatti di noi stessi e di ciò che riusciamo a donare più che di quello che alla fine otteniamo, così da comprendere che tra Amore e possesso c'è veramente un abisso che si oltrepassa solo lasciando aperta quella piccola gabbia in cui vorremmo tenere l'idea della persona che diciamo di amare.
Ringraziare  un faro per esserci sempre, soprattutto quando si scegliere di inoltrarsi al punto quasi di andare alla deriva, così come ammirare quella barca per il coraggio che dimostra nella sua ricerca e accoglierla ogni volta che, grazie a dio, rientra in porto...ecco, forse è proprio questa perfetta altalena di ansia, gratitudine e immensa gioia che ci rende speciali al punto da poter amare ed essere amati.